CHIUSURA DEL CONCILIO VATICANO II
Messaggio di Sua Santità Paolo VI
ai Padri Conciliari
Venerabili fratelli,
1 1 L’ora della partenza e della dispersione è suonata. Fra qualche istante, voi lascerete l’assemblea conciliare per andare incontro all’umanità e portarle la buona novella del Vangelo di Cristo e del rinnovamento della sua Chiesa, al quale lavoriamo insieme da quattro anni.
2 Momento unico questo; momento di un significato e di una ricchezza incomparabili! In questo raduno universale, in questo punto privilegiato del tempo e dello spazio, convergono nello stesso tempo il passato, il presente, l’avvenire. Il passato: perché è qui riunita la Chiesa di Cristo, con la sua tradizione, la sua storia, i suoi Concili, i suoi Dottori, i suoi Santi… Il presente: perché noi ci lasciamo per andare verso il mondo di oggi, con le sue miserie, i suoi dolori, i suoi peccati, ma anche con le sue prodigiose conquiste, i suoi valori, le sue virtù… L’avvenire, infine, è là, nell’appello imperioso dei popoli ad una maggiore giustizia, nella loro volontà di pace, nella loro sete cosciente o incosciente di una vita più alta: quella precisamente che la Chiesa di Cristo può e vuole dar loro.
3 Ci sembra di sentire alzarsi da ogni parte del mondo un immenso e confuso rumore: l’interrogazione di tutti coloro che guardano verso il Concilio e ci domandano con ansia: non avete una parola da dirci?… a noi Governanti?… a noi intellettuali, lavoratori, artisti?… e a noi donne? a noi giovani, a noi malati e poveri?
4 Queste voci imploranti non resteranno senza risposta. È per tutte le categorie umane che il Concilio lavora da quattro anni; è per esse che ha elaborato quella “Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo” che Noi abbiamo promulgato ieri tra gli applausi entusiasti della vostra assemblea.
5 Dalla nostra lunga meditazione sul Cristo e sulla sua Chiesa deve zampillare in questo momento una prima parola annunziatrice di pace e di salvezza per le moltitudini in attesa. Il Concilio, prima di separarsi, vuole adempiere a questa funzione profetica e tradurre in brevi messaggi e in una lingua più facilmente accessibile a tutti la “buona novella” che esso ha per il mondo; e che alcuni dei suoi interpreti più autorevoli indirizzeranno adesso a nome vostro all’umanità intera.
8 dicembre 1965